Il potere dell’arte nel mantenere viva la nostra identità

Gabriela Sobreira, artista multidisciplinare brasiliana, con sede a Bristol/UK, parla di come la musica l’ha aiutata a superare alcune barriere, come la nostalgia della famiglia, nel suo viaggio di migrazione.

di Gabriela Sobreira/trauzione Marta Visentin

Quando emigri, nessuno ti dice che il tuo percorso dipende dalla tua condizione, per cui se parti da zero, ogni giorno può essere come il primo giorno in una nuova scuola.

Mi ritrovai a dirmi “Hai deciso tu di essere qua, fattene una ragione.” Ma poi, perché mi sto perdendo? Fu per me davvero difficile accettare il fatto che emigrare mi aveva cambiato.

Ci si perde per varie ragioni. Quello che voglio dire è che tutto quello che conoscevi non c’è più, sei sola, e non ti senti più parte della tua famiglia e dei tuoi amici, in un certo senso devi ricominciare da zero, è come costruire, dover costruire, una nuova te per cercare di adattarti a uno spazio nuovo.

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Da ciò sorse il bisogno di qualcosa che mi tenesse con i piedi per terra, che mi ricordasse chi ero, da dove venivo e anche perché ero qui. La musica e l’arte mi permisero di farlo. 

Ok, mi spiego meglio. Un giorno guardai questo video, riguardava un progetto musicale in una casa di riposo dove usavano la musica come terapia per gli anziani che soffrono di attacchi, di Alzheimer e altre malattie. La musica aiutava corpi inerti ad animarsi di nuovo.

 

Da ciò sorse il bisogno di qualcosa che mi tenesse con i piedi per terra, che mi ricordasse chi ero, da dove venivo e anche perché ero qui. La musica e l’arte mi permisero di farlo.

Quando sentivano una canzone che faceva parte dei ricordi, il loro stato cambiava notevolmente, cominciavano a cantare, ballare, parlare… Ricordavano chi erano e tutto grazie al potere della musica.

Ho sempre amato la musica e l’arte, ma non sapevo che potevano aiutarmi a riavvicinarmi a me stessa. Così iniziai a suonare delle canzoni che mi ricordavano la mia famiglia, i miei amici, canzoni che mi suscitavano ricordi d’infanzia, persino canzoni brasiliane che non mi piacevano molto o che prima non mi importavano: questo mi avvicinò alle mie radici e mi permise di ricordare tutto quello che ero.

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Questo mi rese anche più sicura di me perché la musica e l’arte mi ricordarono che la mia cultura è magnifica, che non devo cambiare il mio accento, le mie azioni, i miei vestiti, il mio corpo per essere integrata. L’accettazione della mia identità attraverso l’arte giocò un ruolo importante e mi aiutò a non arrendermi.

Perciò, quando vai a vivere in un altro paese, volontariamente o meno, è molto importante mantenere viva la tua cultura, dentro di te, non vergognarti di chi o cosa eri prima, perché quella che eri ti ha reso abbastanza flessibile e forte per superare qualsiasi cosa.

L’accettazione della mia identità attraverso l’arte giocò un ruolo importante e mi aiutò a non arrendermi.

Sii forti e sempre sincera con te stessa, dato che cambiare non vale la pena, ciò che si deve cambiare davvero è l’integrazione, l’inclusione, ciò che si deve cambiare è la politica, ma questo è un altro argomento, per la prossima volta.

 
Gabriela Rezende Sobreira è un’Artista Multidisciplinare brasiliana che vive a Bristol, nel Regno Unito.

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