Storie di donne e persone non binarie: le loro esperienze di migrazione in America Latina

di Juliana da Penha/traduzione Marta Visentin

Nel 2019 si stima che il numero di migranti internazionali abbia raggiunto i 272 milioni di persone a livello globale, un incremento di 51 milioni dal 2010. 48% di loro sono donne. Conosciamo i numeri, ma chi sono queste persone? Quali sono le loro storie? È raro che i migranti siano rappresentati da un punto di vista umano. E c’è una mancanza di attenzione verso le esperienze di donne e persone non binarie. La migrazione in alcune parti del mondo, come ad esempio in America Latina, non trova spazio nei media internazionali.

Sempre nel 2019, Chicas Poderosas ha lanciato “10 Migrant Stories” (“10 Storie Migranti”). L’idea era quella di “raccontare queste storie in maniera alternativa e colmare il vuoto della migrazione nei media” ha spiegato Belén Arce Terceros. È responsabile della Comunicazione e Progetti Editoriali di Chicas Poderosas, una comunità globale che crea opportunità per donne leader nei media tramite collaborazioni, formazione e altri progetti.

In “10 Storie Migranti”, Chicas Poderosas riportano le narrazioni di persone come Maria, un’insegnante indigena guatemalteca che è emigrata in Messico per amore. Come Claudia Vazquez Haro, una donna transgender peruviana che ha fondato l’organizzazione OTRANS in sostegno dei diritti delle comunità trans in Argentina. Il viaggio della rapper colombiana Valencia in Bolivia, dove ha trovato la sua forza al fianco di donne uruguaiane. La transizione di Isa Saturno, scrittore venezuelano che racconta la sua esperienza da uomo transgender a Miami. 

“Concentrarsi sulle esperienze di migrazione delle persone, raccontando le loro storie da una prospettiva di genere e diversità, e sulla base del fatto che migrare è un diritto umano,” dice Bélen.

Intervista con Belén Arce Terceros

Che cos’è Chicas Poderosas?

Belén: Chicas Poderosas è una comunità globale che promuove il cambiamento ispirando e favorendo lo sviluppo delle donne nei media. Creando inoltre opportunità affinché tutte le voci vengano ascoltate. 

Chicas Poderosas offre alle donne che lavorano nei media opportunità per lo sviluppo professionale. Crea spazi per progetti collaborativi e innovativi, rendendo visibili nei media problematiche sottorappresentate.

È stata lanciata come organizzazione nel 2014 dopo essere stata fondata da Mariana Santos quando era una studentessa di Stanford. È oggi presente in 17 paesi: Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, Ecuador, El Salvador, Messico, Perù, Guatemala, Honduras, Venezuela, Portogallo, Spagna, Stati Uniti e Uruguay.

“Abbiamo creato “10 Storie Migranti”, con l’obiettivo di raccontare queste storie in maniera alternativa. Concentrandoci sulle esperienze di migrazione, raccontando queste storie da una prospettiva di genere e di diversità. E sulla base del fatto che migrare è un diritto umano.”

Come è nata l’idea di “10 Storie Migranti” e quali sono state le motivazioni alla base del progetto?

Belén: Nel 2018, l’Argentina discuteva la legalizzazione dell’aborto, senza che alla fine venisse approvata dal Congresso. La comunità argentina di Chicas Poderosas ha cominciato a pensare a come contribuire al dibattito da una prospettiva latinoamericana, approfittando della rete di giornaliste e comunicatrici che abbiamo in molti paesi dell’America Latina. Si è quindi deciso di creare un servizio che desse conto della situazione in cui le donne abortiscono nella regione, rendendo visibili gli ostacoli che affrontano e le loro battaglie per esercitare i propri diritti. Da una collaborazione di 28 giornaliste provenienti da 18 paesi, è stato lanciato il progetto “Aborto in America Latina”. Questa pubblicazione ha avuto molte ripercussioni. È stata pubblicata in media internazionali e ci ha aiutato a comprendere tutte le possibilità che apre la rete globale di Chicas Poderosas.

Sulla scia di questa idea, l’anno scorso, ci siamo prefisse di condurre una seconda inchiesta regionale e collaborativa. Raccontare un’altra storia della migrazione: quella di donne e persone non binarie che migrano in America Latina. Storie di cui spesso non si parla o che vengono raccontate senza concentrarsi sulle esperienze umane o senza una prospettiva di genere. Abbiamo quindi creato “10 Storie Migranti”, con l’intenzione di raccontare queste storie in modo alternativo. Concentrandoci sulle esperienze di migrazione delle persone, raccontando queste storie da una prospettiva di genere e di diversità. E sulla base del fatto che migrare è un diritto umano.

Da Chicas Poderosas, abbiamo lanciato un appello per trovare storie alternative di migrazione all’interno della regione. Sono arrivate più di 60 proposte da vari paesi. Dopo un difficile processo di selezione, abbiamo scelto dieci storie che raccontano differenti traiettorie di migrazione, mostrando i molti ostacoli che devono affrontare le donne e le persone non binarie. E anche differenti contesti da e verso cui si migra. 

Alcune storie rendono visibili la violazione dei diritti, ma ci sono anche storie di trionfi e crescita.

Una volta che le abbiamo scelte, abbiamo lavorato al fianco di reporter per dare forma alle storie, in maniera collaborativa, e per sostenere il lavoro giornalistico.

Le migrazioni in America Latina sono escluse dalla maggior parte dei media del mondo. Donne e persone non binarie sono invisibili nei media che si occupano di immigrazione, e il vostro progetto si concentra su questo. Perché i media tradizionali non si occupano di queste problematiche? E perché il lancio di un progetto come questo è fondamentale?

Belén: Oggi si può vedere che le migrazioni si trovano sui giornali quando ci sono movimenti di popolazione significativi. È il caso di “Migrant Caravan” e della migrazione di migliaia di persone a piedi dal Venezuela che si è vista nel 2019. Oppure quando ci sono notizie di storie legate a problemi di sicurezza, quando un migrante commette un crimine. O quando ci sono gravi violazioni di diritti che diventano visibili grazie a notevoli sforzi, come in anni recenti il caso delle separazioni familiari negli Stati Uniti. Ma ci sono molte altre esperienze di migrazione che non vengono raccontate nei media, di cui non si parla. 

Se non in casi eccezionali, i migranti non fanno notizia. E anche quando questo avviene, come nel caso della migrazione venezuelana, i media preferiscono concentrarsi sui numeri e sulle risposte dei governi. Le storie raramente si dedicano a comprendere perché le persone migrano, come lo fanno e come vivono la migrazione. Un altro tema che non viene trattato, forse perché non è più così straordinario come i movimenti di popolazione di massa, è come i migranti si integrino nelle società in cui arrivano. Oltre alle aggressioni xenofobe che alcuni subiscono e che spesso sui giornali ci sono, cosa accade agli altri migranti quando arrivano in una nuova società?

Abbiamo pensato che fosse fondamentale capire questo lato della migrazione, le esperienze umane, e capire come, in modi diversi, le donne e le persone non binarie vivono queste esperienze. Molte volte, come mostrano le nostre storie, devono affrontare maggiori sfide, sono maggiormente a rischio e vivono situazioni differenti rispetto agli altri. Volevamo raccontare storie diverse, meno lineari, dove la strada non è così chiara; storie che mostrano che la migrazione può significare molte cose. Anche se non è una novità, sentivamo di dover dare spazio a queste storie e a queste voci, per capire meglio cosa sta accadendo nella regione. 

“Migrare è partire, mutare, arrivare. Migrare è sopravvivere, organizzare, lottare. È fluire, appartenere, restare. Migrare è anche tornare e rinascere. Perché non c’è un modo solo di migrare, ce ne sono molti,” scriviamo in questo straordinario articolo.

“Volevamo raccontare storie diverse, meno lineari, dove la strada non è così chiara; storie che mostrano che la migrazione può significare molte cose. Anche se non è una novità, sentivamo di dover dare spazio a queste storie e a queste voci, per capire meglio cosa sta accadendo nella regione.”

Quali sono i risultati del progetto?

Belén: Il risultato principale è “10 Storie Migranti”, che rivelano dieci esperienze diverse di migrazione di donne e persone non binarie.

Queste storie inoltre si presentano in vari formati, per riflettere i diversi tipi di movimento. Abbiamo un podcast, un reportage audio, un libro, un saggio fotografico, un reportage video e altro.

L’altro risultato del progetto è l’apprendimento collettivo che ha avuto luogo durante tutta la creazione delle storie, nell’impegno comune dei reporter e della redazione. È fondamentale per Chicas Poderosas la creazione di spazi di collaborazione, di una comunità, per cercare altri modi di lavorare in cui la cooperazione e l’aiuto reciproco, l’ascolto e il sostegno sono di vitale importanza. E abbiamo visto che questo ha influito anche sulle storie e il modo in cui venivano raccontate.  

Le conversazioni che la redazione ha avuto con i reporter hanno anche nutrito le storie e ci hanno indotto a esplorare nuovi modi per raccontarle. Infine, [il nostro impegno] è servito a favorire un dibattito riguardo alle esperienze di migrazione di donne e persone non binarie in America Latina. A coinvolgere la nostra comunità e il nostro pubblico, spingendo le persone a riconsiderare come vediamo e comprendiamo la migrazione, di modo che possano apprendere le differenti traiettorie di migrazione e rendersi conto che i migranti dovrebbero essere alla base delle narrazioni della migrazione.

“Migrare è partire, mutare, arrivare. Migrare è sopravvivere, organizzare, lottare. È fluire, appartenere, restare. Migrare è anche tornare e rinascere. Perché non c’è un modo solo di migrare, ce ne sono molti.”

bit.ly/historiasmigrantes

https://chicaspoderosas.org/about/

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