Giornata Internazionale della Donna: Donne Che Ci Trasmettono il Senso della Vita

Buona festa della donna ogni giorno a tutte quelle che si identificano come tali. Migrant Women Press è aperto a donne di origini e identità diverse e sostiene tutte le donne allo stesso modo. Abbiamo immensa ammirazione per le battaglie delle donne, in particolare delle donne migranti: siamo qui per celebrarle oggi e ogni giorno. Parlarne e fare luce su di loro rimane uno dei nostri obiettivi, ma dato che continuiamo a crescere, insieme al nostro team di autrici, che si dà il caso siano tutte donne, siamo orgogliose di ciò che il nostro genere ha da offrire. Troverete qui una rottura rispetto ai rigidi ruoli di genere e un’esaltazione di madri, figlie, mogli, ragazze: un’esaltazione delle donne delle nostre comunità, del mondo. Per celebrare la Giornata Internazionale della Donna, Migrant Women Press ha chiesto ad alcune delle sue collaboratrici di parlarci di figure femminili che sono state per loro fonte di ispirazione.

di Juliana da Penha e Yara Aly/traduzione Marta Visentin

 “Per tutta la mia vita, mia madre mi ha mostrato cosa significa essere un modello di forza.”

Molte di noi approfitteranno di questa giornata per riflettere sulle donne che ci hanno ispirato. Solitamente si tratta di attiviste, figure politiche o manager aziendali. Quando penso alla mia fonte di ispirazione, la mia scelta è molto più vicina a casa; una donna che il mondo spesso non arriva a conoscere, ma quando questo accade, lo riempie di amore e positività: mia madre. Per tutta la mia vita, mia madre mi ha mostrato cosa significa essere un modello di forza. Dopo aver perso mio fratello maggiore a causa del cancro nel 2017, mia mamma mi ha insegnato a essere coraggiosa, determinata e resiliente. Mia madre sottolinea sempre l’importanza di “continuare a provare nonostante quanto difficile possa diventare la vita.” Il suo spirito confortante mi ricorda che c’è sempre una luce anche nei tempi più bui. La sua capacità di mostrare gentilezza e compassione si estende fuori dalla nostra casa. Oltre a prendersi cura della sua famiglia, mia madre dedica il suo tempo ad aiutare altre persone affinché progrediscano nella loro vita. Senza aver assistito alla bontà di mia mamma e al modo in cui ha onorato la sua vita, molto di quello che sono sarebbe diverso. Sono e sarò sempre grata a mia madre, Frederica.

Angelica Solomon è laureata in Sviluppo Internazionale all’Università di Reading. La sua passione e il suo impegno animano persone ai margini della società: questo la spinge a esplorare punti d’incontro nelle questioni sociali. Le piace informarsi e applicare la sua conoscenza per la creazione di una società più giusta. Si occupa di Raccolta Fondi per Migrant Women Press.

“La responsabilità di aver seguito importanti eventi storici sul posto è di ispirazione. Si è, tra le altre cose, rifiutata di essere definita dalla reputazione di suo marito e di vivere all’ombra di lui.”

Martha Gellhorn, circa 1946. Credit:
FPG/Archive Photos, via Getty Images

Martha Gellhorn è una giornalista e scrittrice di viaggio americana. È conosciuta per i suoi romanzi oltre che per essere una corrispondente di guerra, attivista sociale, fervente scrittrice e viaggiatrice e moglie di Hemingway. La responsabilità di aver seguito importanti eventi storici sul posto è di ispirazione. Si è, tra le altre cose, rifiutata di essere definita dalla reputazione di suo marito e di vivere all’ombra di lui.

La mia ispirazione e attrazione per lei sono estremamente personali: non solo è autentica e infinitamente sensuale, sensibile e tenace come scrittrice. Mi piace in particolare leggere le sue lettere e note di viaggio; si porta sempre aneddoti in tasca, nel cuore e sulla punta della penna. È femminile e una femminista, magari non nel senso comune di femminismo: piuttosto nella sua incarnazione e manifestazione. Questo significa Marty per me e per molte altre.

Yara Aly è una redattrice, traduttrice e regista egiziana. Gestisce la sua casa editrice, The Virginia House, con un team di donne. Laureata in Letteratura Inglese, ama gli slang, la carta, l’inchiostro e i temi dell’ingiustizia sociale. È caporedattrice di Migrant Women Press.

“Lei mi ha insegnato che non devi essere perfetta per fare del bene.”

La mia ispirazione è mia madre, Marina Bueno Bastos. Non perché sia un’attivista. Non lo è. O una radicale femminista (che nemmeno è). Piuttosto perché è la donna che mi ha insegnato che la nostra casa è sempre aperta per chi ne ha bisogno. Che dobbiamo rimanere al fianco del prossimo, non solo donne, ma soprattutto donne bisognose. Che siamo capaci di perdonare. 

I miei primi ricordi includono lei che offriva la nostra casa a chi ne aveva bisogno: donne che lasciavano relazioni tossiche, madri, figlie, amiche e amiche di amiche. Non la sto idealizzando perché non è perfetta, ma questa è la ragione per cui sceglierò sempre mia madre. Lei mi ha insegnato che non devi essere perfetta per fare del bene. Proprio come il mare che lei ama così tanto, non potrebbe mai essere contenuta in poche parole.


Isadora Bueno Bastos è brasiliana, studia alla University of Glasgow ed è una aspirante redattrice e traduttrice per Migrant Women Press.

“La sua emancipazione rivela la necessità di parità nelle comunità locali dove le donne vengono emarginate.”

La donna che ho scelto è Dr Ama Onyerinma, un’educatrice, avvocatessa e imprenditrice nigeriana. Dr Ama è la fondatrice di un’organizzazione senza scopo di lucro che si chiama “Live Abundantly”. Questa organizzazione è impegnata contro la diffusione della violenza nei confronti dei gruppi più vulnerabili: donne, bambini e persone con disabilità fisica. L’organizzazione lavora duramente per cambiare quelle teorie che lasciano indietro le donne, attraverso il dialogo, le leggi e il risalto dato alla voce delle vittime. Il suo sostegno costante ai bambini meno privilegiati è di grande ispirazione.

E soprattutto, Dr Ama incoraggia le donne a conoscere i propri diritti e a prepararsi per il campo economico. L’istruzione aiuta le donne a capire la loro importanza per lo sviluppo socio-economico delle loro famiglie e comunità. La sua emancipazione rivela la necessità di parità nelle comunità locali dove le donne vengono emarginate.

Azuh Ify Chylian è un’avvocatessa nigeriana di 30 anni e fondatrice di un’organizzazione per migranti di ritorno, in particolare donne, in Nigeria. Abita nello stato di Lagos. Lei stessa è una migrante di ritorno e si dedica a sostenere migranti di ritorno con traumi e lavora con loro per promuovere il cambiamento nelle nostre comunità, attraverso la sensibilizzazione sulle questioni che mettono a dura prova le donne e aumentano la loro volontà di emigrare irregolarmente. Collabora con Migrant Women Press. 

“È la mia eroina.”

Per la Giornata Internazionale della Donna, volevo riflettere sulla donna che mi ha ispirato e che continua a dare forma a quello che sono oggi.

Quando penso a una donna che è fonte di ispirazione, non penso immediatamente a quelle che hanno raggiunto il successo in un ruolo dirigente, ma a quella che mi ha insegnato il rispetto, la compassione e l’umiltà—e senza saperlo ha fatto, in maniera così incredibile, la differenza nella mia vita: mia mamma.

Mia mamma è il mio modello e la ragione per cui sono impegnata in beneficenza. Da quando ho memoria c’è una cosa che ha sempre ripetuto: “Condividi sempre e aiuta gli altri.” Da bambina, era difficile per me condividere le mie cose, ma con il tempo ho iniziato a capire cosa voleva dire. Mi ha fatto capire la verità sulla vita e quel suo lato che non vediamo tutti i giorni. Mia mamma è un angelo mandato dal cielo. Sara Gamal è una orgogliosa ragazza egiziana, sognatrice, traduttrice, scrittrice. Storyteller nata, cerca nella vita di fare delle sue passioni una realtà. È una scrittrice creativa esperta per varie riviste e giornali in Egitto: SHE HUB, Mamlkty Magazine, Al Masry Al Demokraty Newspaper e Al-Haram El Masry News. Crede fermamente che i sognatori appassionati creano molte delle cose che ci piacciono nella vita. Scrive per Migrant Women Press.

“La sua convinzione, resilienza e la cura per la sua famiglia e per il prossimo mi sono di ispirazione.”

Simone Amorim è di Bahia, Brasile ed è stata la prima nella sua famiglia a emigrare in Europa alla ricerca di una vita migliore più di 30 anni fa. In seguito ha portato con sé i suoi fratelli e sorelle e ora tramanda orgogliosamente le tradizioni di casa alle giovani generazioni nate nel Regno Unito. La sua convinzione, resilienza e la cura per la sua famiglia e per il prossimo mi è di ispirazione.

Guarda il video qui: https://vimeo.com/user52056645 crediti video Latin American Women’s Aid (LAWA) Change Maker Programme

Carolina Cal è una praticante di teatro brasiliana che vive a Londra. È la direttrice artistica e fondatrice di MinA (Migrants in Action), una compagnia teatrale di quartiere per donne brasiliane che subiscono violenza di genere a Londra.

“Le madri influenzano la nostra vita in maniera meravigliosa.”

Come succede a molti bambine, la mia eroina più grande è mia mamma: una mamma con una mente libera, aperta; con un’anima infinitamente amorevole. In questo giorno speciale dobbiamo avere gran cura delle nostre madri. Quelle che ci tengono per mano e camminano fianco a fianco con noi nel viaggio della vita. Donne che risorgono dalle loro ceneri. 
Esin Tanrisever è di Istanbul, Turchia. Studia Grafica alla Accademia di Belle Arti di Anversa, Belgio. Piena di vita, è una persona a cui piace reinventarsi. Si occupa della grafica di Migrant Women Press.

“È conosciuta per il suo impegno per la giustizia sociale, soprattutto per quanto riguarda rifugiati, appropriazione culturale e identità araba.”

Céline Semaan-Vernon è una designer, scrittrice e attivista libano-canadese. È la fondatrice di Slow Factory Foundation, un’organizzazione del settore pubblico che lavora al punto di incontro tra ambiente e cultura, tramite la costruzione di una comunità anti-razzista e la crescita di movimenti globali per l’ambiente. Citando il suo profilo LinkedIn, è una “moderna ambasciatrice di culture, che promuove la comunicazione nell’industria, nella politica e nel mondo accademico.” I suoi studi si concentrano in design circolare e comunicazione, traducendo concetti e sistemi complessi in storie accessibili che trovano il favore di un ampio pubblico. È conosciuta per il suo impegno per la giustizia sociale, soprattutto per quanto riguarda rifugiati, appropriazione culturale e identità araba.

Mi sono imbattuta nel suo lavoro nel momento giusto, subito dopo l’università, quando vivevo in una capitale europea lontana dalla mia città natale, Istanbul, in Turchia, e mi chiedevo cosa veniva dopo. Abbattuta per le complesse atrocità di questo mondo, mi chiedevo tra me e me: sarò mai in grado di trasformare questa rabbia dentro di me in qualcosa di significativo? Quali modi ci sono per agire? Esiste una qualche azione o facoltà?

Il lavoro di Semaan mi ha fatto conoscere concetti come istruzione accessibile e sostenibilità. Mi ha incoraggiato a includere il colonialismo nella mia lente di pensiero critico. Ho riconosciuto l’importanza di avere una visione chiara delle cose che voglio cambiare nel mondo e la forza della comunità. Per me, Slow Factory è un grande esempio di come sia in effetti possibile creare, crescere insieme e agire in maniera significativa. Sento che le donne (e in realtà qualsiasi persona che fa parte di una minoranza di genere) hanno un’immensa forza creativa e rigenerativa. Il lavoro e la presenza in rete di Semaan sembrano il giusto equilibrio tra speranza e realtà. Il suo percorso mi dà la forza per trovarne uno di mio.

Şebnem Adıyaman è una ricercatrice, comunicatrice e artista di Istanbul, in Turchia. Dopo essere andata a Parigi nel 2016 per studiare Sociologia alla Università La Sorbona, è ora tornata nella sua città. La curiosità su come funzionano le società ha suscitato il suo interesse per le scienze sociali; al momento tuttavia è più affascinata da come evolvono e immagina di costruire una carriera riguardo i meccanismi di cambiamento sociale. Migrazione, genere, comunicazione e cultura sono state per ora le sue principali aree di apprendimento e competenza. Scrive poesia, canta e suona il flauto e il piano. Adesso sta lavorando come ricercatrice sul governo societario, gestendo e creando contenuti per i profili social di Migrant Women Press. Lavora anche a un podcast focalizzato sulla musica come strumento di narrazione personale e politica.

“È un esempio di forza, impegno, sogni che valgono la pena, oltre i limiti imposti dalla società.”

Questa è Francesca, mia madre. Era molto giovane quando ebbe la sua prima figlia. All’età di 26 anni, ne aveva avute già tre, quando decise di cominciare l’università e di laurearsi in anticipo e con la lode. Ricordo i paragrafi sottolineati, le notti insonni, mentre noi, le mie sorelle e io, ci inventavamo dei giochi. 

Per me, lei è l’esempio di obiettivi che possono essere raggiunti in età avanzata e che non valgono meno di altri. È un esempio di forza, impegno, sogni che valgono la pena, oltre i limiti imposti dalla società. Mi ha insegnato che tutto è possibile, che essere una madre in giovane età non è nient’altro che una pietra di passaggio per darsi da fare per un futuro migliore, che i libri aprono nuovi mondi, che raramente ingannano, che l’amore può salvarci sempre.


Carlotta Pisano ha una laurea magistrale in Antropologia Contemporanea conseguita all’Università di Lisbona NOVA e una laurea triennale in Letteratura Europea per l’Editoria e la Produzione Culturale dell’Università di Pisa. Scrive racconti brevi, legge molti libri e vive in Portogallo dal 2009, dove lavora con progetti di mobilità internazionale. Insegna per il corso “Ideas Club” alla NOVA per studenti internazionali SPU. I suoi interessi sono principalmente legati alla comunicazione interculturale e all’integrazione. Collabora con Migrant Women Press.

“Le devo la ragione per cui decisi di intraprendere una carriera nel giornalismo; il motivo per cui non ho paura di parlare e scrivere storie che rivelano la verità, anche se brutta.”

È difficile scegliere una donna capace di ispirarmi, considerando che le donne che ho conosciuto durante la mia vita e la mia carriera mi hanno ispirato e motivato in diversi modi. Però c’è una giornalista che ho ammirato così tanto crescendo: il suo nome è Oriana Fallaci. Le devo la ragione per cui decisi di intraprendere una carriera nel giornalismo; il motivo per cui non ho paura di parlare e scrivere storie che rivelano la verità, anche se brutta. Grazie alla sua ispirazione, ho scoperto la bellezza di viaggiare alla ricerca di una storia, mentre scopro nuove culture, esploro il mondo, cerco di dare voce alle persone che non sono libere di parlare. 

Ilaria Biancacci è fondatrice e caporedattrice di Wempower, una piattaforma d’informazione con base a Londra che si concentra su storie reali di donne emancipate. Lo scopo di Wempower è quello di cambiare la narrativa sui diritti delle donne e le questioni di genere, sottolineando le storie straordinarie di donne ordinarie che stanno costruendo una società più resiliente, inclusiva e giusta.

“Potrei cercare qualcuno di famoso o di importante sui giornali, ma mia madre è una così grande ispirazione.”

La donna in carne e ossa che è la mia ispirazione la si conosce come “Zia Dete” ed è mia madre. Mia madre è sempre stata un’attivista sociale e ha operato nel volontariato, senza ricevere un soldo. Non ha mai avuto un lavoro con uno stipendio; mio padre lavorava e mia madre, che gestiva anche la nostra casa, si rendeva disponibile per fare servizio sociale nella periferia di Salvador, nello stato di Bahia, in Brasile. 

Ha aiutato altre madri con l’iscrizione a scuola dei loro bambini. Ha aiutato altre madri quando i loro figli erano nei guai e finivano al commissariato di polizia. In un episodio che ha attratto la mia attenzione quando ero bambina, un amico dei miei genitori aveva dato fuoco alla casa: la sua famiglia, nove bambini e la moglie erano rimasti per strada. Mia madre accolse tutti quanti a casa per alcuni mesi; la nostra casa aveva quattro stanze, una cucina e un bagno. Trovò posti per i bambini nella scuola di zona, assistenza per riparare la casa e, come ultima cosa, aiutò con il ricovero psichiatrico del padre che aveva dato fuoco alla casa.  

Mia madre ha molte storie di generosità: potrei cercare qualcuno di famoso o importante sui giornali, ma mia madre è una così grande ispirazione. Quando faceva parte del consiglio del quartiere Pau da Lima, il “Cidade Mãe Project”, un progetto sociale che ha vinto un premio ONU. L’allora moglie del presidente degli Stati Uniti d’America, Hillary Clinton, le consegnò il premio. Mia madre aveva ripassato il suo “thank you” per un mese.

È lei la mia fonte d’ispirazione.
Rita de Cássia,  sono “Ritinha, la figlia di Tia Dete” come la maggior parte della gente mi conosce. Nacqui circa 52 anni fa in Brasile, nella periferia di Salvador, Bahia, a Pau da Lima, un quartiere in cui mia madre, rimanendo nell’anonimato, aiutò molte altre madri. Sono un’insegnante e vivo al momento a Lisbona. Parlo con mia madre ogni giorno su WhatsApp. Quasi ogni giorno, ridiamo, piangiamo, parliamo di politiche familiari e andiamo avanti con tanto amore e desiderio. Collaboro inoltre con Migrant Women Press.

“Poiché sono già milioni di anni che le donne stanno sedute in queste stanze, sicché ormai persino le pareti sono pervase dalla loro forza creativa, la quale infatti eccede talmente la capacità dei mattoni e della malta che necessariamente finisce per attaccarsi alle penne, ai pennelli, agli affari, alla politica.”

Virginia Woolf, Una stanza tutta per sé (Traduzione di  Livio Bacchi Wilcock, Feltrinelli, 2013)

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